Forcello

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sabato 4 maggio 2013

CAMOSCIO


IL CAMOSCIO
 (rupicapra-rupicapra)


  Distribuzione passata e presente:
A distanza di oltre mezzo secolo dalla grave diminuzione numerica subita durante la seconda guerra
Mondiale, e nonostante la gestione approssimativa di cui sono stati fatti oggetto sino a non molto tempo fa, i popolamenti piemontesi di camoscio, oggi sono al loro massimo storico.
Tra le motivazioni di questo incremento numerico di capi, sicuramente c’è il graduale spopolamento 
o abbandono della montagna da parte dell’uomo, l’aumento di sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti della fauna, la drastica riduzione del bracconaggio, ma anche la legislazione nazionale che ha imposto la forma di caccia selettiva, che tendendo a realizzare la parità numerica dei due sessi ottiene che la  riproduzione avvenga in modo decisamente più efficace di quando venivano abbattuti i soli maschi.

  Habitat:
 Preferisce zone rocciose alternate a praterie alpine, prevalentemente sopra il limite della vegetazione arborea. In inverno si sposta a quote inferiori e si incontra usualmente all’interno dei boschi. Alcune popolazioni vivono in aree boscose per gran parte dell’anno.

  Dimorfismo sessuale:
 Il camoscio (rupicapra rupicapra) è lungo circa 120 cm. e alto 70-80 cm. ha una testa corta con occhi grandi, dorso diritto, corna sottili e ricurve all’estremità a forma di grosso uncino (nei maschi possono misurare dai 22 ai 30 cm.)  Le corna nei maschi sono più robuste, hanno diametro maggiore, struttura più divergente e uncinatura più pronunciata.
La struttura corporea della femmina appare più longilinea e meno muscolosa, i maschi invece sono più tozzi e squadrati e la profondità del torace è maggiore, in generale la muscolatura è più sviluppata. Il collo della femmina è più sottile e lungo, anche il muso appare maggiormente allungato. Nel maschio invece il collo è largo e corto, e anche ilmuso è corto e tozzo, nei maschi soprattutto con il mantello invernale è presente la criniera e il classico pennello sul pene.
Riconoscere il sesso dei camosci di età inferiore a un anno è una cosa impossibile, da uno a due anni è difficoltoso e solo quando ha superato i due anni si può essere sicuri del sesso.

  Struttura sociale e comportamento riproduttivo:
  La struttura sociale è  caratterizzata da una marcata segregazione sessuale. Le femmine e i piccoli vivono in gruppi di dimensioni variabili, mentre i maschia adulti sono prevalentemente solitari. Gli accoppiamenti avvengono da fine ottobre a metà dicembre, in base alle condizioni climatiche. I maschi adulti difendono strenuamente i loro territori da cui allontanano i rivali.
La gestazione è di 180-190 giorni. I parti, di un solo piccolo, più raramente due, avvengono a maggio- giugno. In Italia il tasso di incremento medio annuo è valutato intorno al 3,7% (1980-2000)

  Sviluppo e alimentazione:
 L’accrescimento è rapido. La maturità fisiologica è raggiunta a 1 anno, mentre l’attività riproduttiva inizia solitamente a 3 anni per le femmine, a 5-6 anni per i maschi. Le massime età registrate sono di 20 anni nei maschi e 24 nelle femmine anche se l’aspettativa di vita è mediamente di poco superiore ai 10 anni. Il peso del camoscio può variare dai 25 ai 35 kg.; sono esclusivamente animali diurni.
E’ un ruminante poco specializzato, potendo sia pascolare erba sia brucare gemme o foglie giovani è in grado di sfruttare al meglio anche le risorse meno appetibili (come licheni e aghi di pino) E’  accertato che la sua dieta è composta da oltre trecento specie vegetali.

  Rapporti con altre specie:
 Problemi di convivenza possono instaurarsi con il,muflone, soprattutto in aree poco idonee per una delle due specie. Gli ovi- caprini domestici possono trasmettere malattie tra cui la cherato-congiuntivite  infettiva  e brucellosi. Non sembrano invece esistere relazioni negative con i bovini domestici. In Piemonte i predatori sono rappresentati da volpe e aquila reale, che sembrano incidere limitatamente sui piccoli recentemente si è aggiunto il lupo. In Piemonte, con i piani di prelievo selettivo si prelevano circa 2000 capi all’anno.

Gianni Luciani

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