Forcello

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martedì 5 febbraio 2013

CAPRIOLO



ECO-ETOLOGIA DEL CAPRIOLO


DISTRIBUZIONE E CONSISTENZE
  Il capriolo era anticamente distribuito in maniera continua su tutto il territorio italiano ma, a partire dal XVI secolo, il suo areale e le sue consistenze andarono progressivamente diminuendo arrivando al XX secolo ad una situazione critica.
  La sua scomparsa  in numerosi settori dell’arco alpino italiano avvenne più tardi, e cioè in concomitanza della 1° guerra mondiale, e la sua presenza rimase critica sino alla fine degli anni 40.
  Il graduale recupero numerico e distributivo sono dovuti al progressivo abbandono delle aree montane e la diminuzione del loro sfruttamento da parte dell’uomo, con il conseguente aumento delle superfici disponibili ed un incremento delle aree boscate  sempre più evidente.
  Per quanto riguarda la Valchiusella, và ricordato che negli anni 90, sono state effettuate numerose reintroduzioni da parte dell’Assessorato tutela della Fauna e della Flora, con la collaborazione del Comparto Alpino n. 8 e della nostra Associazione. Secondo alcuni studiosi ( Perco e Calò ) la velocità di colonizzazione di nuovi ambienti è stimata in 2,2  Km anno  in aree aperte all’attività venatoria e nell’ordine dei 5-7  Km/anno dove tale attività non è permessa.

IL MANTELLO
  Il capriolo ha due mute annuali del mantello, una primaverile e una autunnale, che adeguano il colore e la consistenza del pelame alle particolari condizioni climatiche ambientali della stagione. Lo “ specchio anale ” di colore bianco assume forma diversa nei due sessi:  nel maschio a forma di rene con la concavità rivolta verso il basso e nella femmina più rotondeggiante, a forma di cuore che nel periodo invernale è molto più evidente in quanto i lunghi ciuffi di peli chiari che contornano gli organi genitali in entrambi i sessi lo rendono più visibile.
  Lo “ specchio ” riveste un importante ruolo, in quanto aumenta notevolmente le sue dimensioni quando l’animale è spaventato, fungendo da segnale visivo nei confronti della prole e più in generale dei conspecifici.

IL PALCO
  Presente solo nei maschi è costituito da due stanghe simmetriche che si sviluppano come diretta prosecuzione degli steli, strutture ossee permanenti che si dipartono dall’osso frontale. Ogni stanga è normalmente ramificata a formare tre punte ( o cime ) che, da quella più anteriore a quella posteriore, prendono rispettivamente i nomi di oculare, vertice, stocco. I palchi possiedono un ruolo ed un significato importante, oltre che nella biologia del capriolo anche nella sua gestione.
  Rinnovandosi ogni anno, essi rappresentano un ottimo indicatore della condizione di salute degli animali, e in questo senso fanno si che l’annuale raccolta ed analisi dei trofei ( di tutti, non solo dei migliori ) assuma un importante significato di valutazione dello status delle popolazioni.
                                 
IL CICLO DEI PALCHI
  I palchi del capriolo, come quelli di tutti i cervidi, sono strutture che vengono perse e riformate ex novo ogni anno da parte degli animali che le portano, differenziandosi in questo senso da quelle “a crescita continua” caratteristiche dei Bovidi.
  I cicli di crescita e perdita del trofeo sono regolati da precisi influssi ormonali fra i quali un ruolo base sembra essere esercitato dall’equilibrio tra l’ormone somatotropo (che favorisce lo sviluppo delle stanghe) e il testosterone (che ne inibisce lo sviluppo). Tra il secondo e il terzo mese di vita nella zona frontale della scatola cranica dei giovani maschi si iniziano a formare due protuberanze ossee, che nel loro sviluppo, stirano la pelle che le ricopre.         Questa pelle, costituita da uno strato interno (derma) riccamente vascolarizzato e da uno più esterno (epidermide) ricoperto di un pelo corto e fitto, prende il nome di velluto. Questa pelle che ricopre le stanghe in crescita dopo essersi seccata si stacca (pulitura). Per tutta la vita dell’animale, si alterneranno fasi primaverili di pulitura dei trofei (marzo –aprile  a fasi autunnali di caduta (in ottobre novembre). Notevoli differenze temporali tra la caduta di una stanga e dell’altra possono essere interpretate come sintomo di un cattivo stato di salute  dell’animale o della sua vecchiaia.

HABITAT
  Il capriolo è un animale legato ad ambienti caratterizzati da una notevole varietà vegetazionale, con presenza abbondante di sottobosco.
  Le zone maggiormente idonee alla presenza di popolazioni stabili sono quelle collocate a bassa quota (preferibilmente sotto i 1200 m s.l.m.) con boschi di età diverse e intervallati da spazi aperti contornati da arbusti e piante giovani. Particolarmente utilizzati sono gli ambienti di transizione in rapida trasformazione come i boschi cedui abbondanti e le zone non più utilizzate dall’agricoltura e dal pascolo. Nonostante il capriolo si adatti a vivere in aree fortemente antropizzate , il disturbo provocato dalle molteplici attività dell’uomo può condizionare in modo rilevante le densità e le distribuzioni delle sue popolazioni. Mentre sembrano poco impattanti le fonti di disturbo prevedibili e continuative come strade, centri abitati,sentieri a grande percorrenza, sono fortemente condizionanti le attività irregolari nel tempo e quindi poco prevedibili da parte degli animali. Da menzionare  la pratica dello sci fuori
pista, che va a condizionare la vita dei caprioli in un periodo per loro estremamente delicato in relazione alle difficoltà che gli animali possono riscontrare nelle fughe e nei conseguenti momenti di recupero energetico. Un altro importante fattore di disturbo, che può portare notevoli contrazioni nelle densità di popolazioni del capriolo è il randagismo canino. I cani, oltre ad essere  responsabili di casi di predazione diretta, effettuano un’azione di disturbo che frequentemente è causa o concausa di mortalità per investimenti stradali, annegamenti, urti contro barriere e recinzioni.

FASI COMPORTAMENTALI ANNUALI
  Il capriolo è dotato di una discreta vita sociale, che si rivela intensa in particolari momenti dell’anno, con nette differenze di comportamento degli animali in relazione all’età e alle caratteristiche dell’ambiente
  Durante la primavera e l’inizio dell’estate, periodi di abbondanza delle risorse alimentari distribuite uniformemente sul territorio, gli animali sono disposti sul territorio secondo un’organizzazione “individualista”, con isolamento delle femmine e territorialità dei maschi. In queste  stagioni i caprioli sono quindi per lo  più solitari e le poche associazioni generalmente composte solo dalla femmina con gli ultimi nati.
  Dalla metà di febbraio i maschi, probabilmente a causa dell’aumento di produzione testicolare di testosterone, diventano sempre più irritabili e aggressivi in particolare con i conspecifici dello stesso sesso. I rapporti tra maschi in questo periodo chiamato fase gerarchica, sono caratterizzati da atteggiamenti intimidatori, minacce e talvolta veri e propri scontri. Di rado i contrasti portano a scontri fisici diretti, e solo in casi eccezionali uno dei contendenti subisce ferite nello scontro.
  Questa fase si protrae fino a maggio  e termina solo quando i maschi hanno acquisito una posizione sociale ben precisa nella popolazione, si isolano in territori dove non tollerano l’intrusione di altri animali se non femmine e giovani chiaramente sottomessi. Inizia la fase territoriale durante la quale i maschi adulti iniziano a marcare e difendere un’area circoscritta compresa tra i 10 e i 25 ha.
  I giovani maschi che, avendo poco successo negli scontri e non riescono a procurarsi territori propri sono costretti ad emigrare. Per scoraggiare l’intrusione di rivali i maschi adulti marcano uniformemente il territorio con una serie di segnali visivi e olfattivi, che consistono nello sfregamento del trofeo e delle ghiandole odorifere facciali su rami posti all’altezza del capo, con raspate del suolo eseguite con asportazione dello strato erboso  eseguito sia con le zampe anteriori che con quelle posteriori e spesso per rinforzare la raspatura, il capriolo orina su di essa ed infine con l’abbaio (scrocchio) suono cupo e ritmato udibile a parecchia distanza.
  Verso la fine di maggio, con l’approssimarsi del momento dei parti, le femmine gravide si isolano ponendo fine ai rapporti famigliari con i figli maschi dell’anno precedente e interrompendo momentaneamente anche quelli con le figlie.
  La maggior parte dei parti avviene tra l’ultima decade di maggio e i primi giorni di giugno. I caprioletti, generalmente due per ogni madre, nelle prime settimane di vita rimangono accovacciati in luogo natio dove la madre li raggiunge periodicamente per allattarli e accudirli. E’ in questo periodo che purtroppo avviene che turisti sprovveduti ritrovano questi cuccioli  e ritenendoli abbandonati o persi li prendono in braccio li accarezzano ignorando che la madre annusandoli non li riconoscerà più come sue creature, non li allatterà più  e saranno condannati ad una triste morte per inedia .
  Solo nel mese di luglio, con l’aumento del livello ematico di testosterone nei maschi   e delle ganodotropine nelle femmine  inizia la fase degli amori.
  La maggior parte degli accoppiamenti avviene tra il 25 luglio e il 15 agosto  nelle zone a clima più mite e tra il 1 agosto e il 20 in montagna, ma la successiva gestazione è caratterizzata da un fenomeno particolarissimo: gli ovuli fecondati dopo poche moltiplicazioni iniziali, attraverso un periodo di quiescenza di circa 4 mesi, durante il quale si arresta ogni successiva fase di maturazione. Solo a metà del mese di dicembre gli ovuli vanno ad annidarsi nella mucosa uterina dove inizia il vero e proprio sviluppo ormonale che si protrae per circa 5 mesi. La gravidanza a causa di questa gestazione differita nel tempo dura complessivamente 40-41 settimane, la più lunga di tutti gli ungulati selvatici d’Europa. Il nome scientifico del capriolo è capreolus – capreolus, raggiunge una altezza alla spalla di 75cm. e una lunghezza di 120 cm.  La sua vita media è di 12-13 anni e raggiunge un peso negli individui adulti di circa 25-26 Kg.

ALIMENTAZIONE
  Il capriolo possiede le cavità del rumine e del reticolo proporzionalmente più piccole rispetto agli altri ungulati.     Questo sottodimensionamento dell’apparato digerente impedisce al capriolo di ingerire grandi quanti quantità di cibo in  un solo pasto e spinge l’animale, nel corso della giornata, a numerose fasi di alimentazione  (fino a10-11) intervallate dalla ruminazione e alla digestione. Il fabbisogno giornaliero di un capriolo adulto è di circa 1240 Kcal. al giorno; essendo un brucatore molto selettivo, è sempre alla ricerca delle specie più nutrienti e appetibili. Risultano particolarmente ricercati i rovi e le edere oltre che i germogli di querce, frassini  e salici, ma anche frutti selvatici e funghi.

Gianni  Luciani




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