Forcello

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venerdì 1 marzo 2013

COTURNICE


LA COTURNICE DELLE ALPI




   Nome scientifico: Alectoris graeca saxatilis, per gli amici la Coturna. La specie mostra un dimorfismo sessuale molto limitato: il maschio è di dimensioni lievemente superiori (tra 520 e 750 g. di peso conto  i 490-540 ) delle femmine e possiede uno sperone su entrambi i tarsi, assente nelle femmine.
   Il piumaggio si presenta di colorazione variabile nella parte superiore da un grigio neutro a bruno olivastro. Una banda nera ben marcata, parte dal becco e arriva alla gola, contornando l’occhio. La gola le guance e la parte anteriore del corpo sono bianche. Le penne dei fianchi hanno all’apice una fascia bianca contornata di nero con la punta rossiccia. Il becco, le zampe e i piedi di color  rosso corallo. La sua colorazione la rende inconfondibile rispetto gli altri galliformi alpini.
   La sua apertura alare raggiunge i 48- 50 cm. e la lunghezza i 32- 36 cm. La coturnice possiede un volo molto fragoroso e rapido con frequenti battute d’ala e lunghe planate nel vuoto; gran camminatrice, si alza in volo solo se si sente minacciata da vicino.

 Habitat e fattori limitanti:
   Gli ambienti prediletti dalla coturnice rispettano  pienamente la sua origine mediterranea: essa infatti frequenta gli ambienti aperti, rocciosi o pietrosi ed aridi, con una spiccata preferenza per i pendii molto ripidi ed esposti a sud, soprattutto nel periodo invernale, durante il quale la permanenza della neve al suolo rende difficile il reperimento di cibo.
   Il range altitudinale varia tra i 1300 ed i 2500 m. ma può arrivare a valori minimi di 700-400 m. nelle località di svernamento.
   Il principale fattore limitante è rappresentato dalla trasformazione  e frammentazione degli habitat, in particolare a causa dei rimboschimenti naturali dovuti all’espansione di cespugli e boschi, determinati dall’abbandono e alla scomparsa di aree  adibite  all’agricoltura e al pascolo.
   L’inquinamento genetico a seguito di reintroduzioni della specie Aleatoris chucar, può costituire una minaccia per le popolazioni alpine. Ma  ancor  peggio è la diffusione di epiozie, dovute a recenti  massicce,  immissioni  clandestine, di starne  pedrix  pedrix a scopo venatorio.

 Alimentazione:
  Il regime alimentare si differenzia nel corso delle stagioni; da dicembre a maggio la dieta è costituita esclusivamente da piante erbacee: bacche di ginepro, sorbo degli uccellatori, nocciolo, ontano verde, betulla, vari salici, rododendro, semenze , spighe, steli delle varie graminacee.  In primavera oltre ai già citati, freschi getti di graminacee, dei trifogli alpestri,  petali delle composite e sassigrafe, lumachine, larve, uova di insetti e insetti stessi, amenti maschili dei salici ed ontano verde. D’estate infine oltre a già citati: imenotteri, ditteri di varie specie, bacche di mirtillo nero, rosso e blu, uva orsina, lamponi, semi, e mora di rovo.
   La coturnice, a differenza degli altri galliformi non possiede ramificazione dell’intestino (ciechi) sviluppati e quindi in grado di digerire alimenti ricchi di cellulosa, quindi la sua dieta è molto differenziata.
   I pulcini fino alle sei settimane di vtia hanno un regime alimentare di tipo misto, in cui la componente animale è rappresentata in larga misura da cavallette.
   Il consumo di alimenti animali decresce  con l’aumento dell’età dei pulli, fino ad arrivare all’età di tre mesi ad una alimentazione simile a quella degli adulti e costituita per 80% da alimenti di origine vegetale.

Struttura sociale e comportamento riproduttivo:
    La specie manifesta una spiccata tendenza alla socialità con gruppi (brigate) anche di parecchie decine di individui.           Solo nel periodo riproduttivo vive in coppie che difendono attivamente un territorio. In tale area (da qualche ettaro a qualche decina di ettari) e riutilizzata per più anni consecutivi, nel periodo che va da inizio aprile a fine maggio,  i maschi manifestano l’attività canora, anche se in maniera molto meno vistosa e ritualizzata rispetto ai tetraonidi.
   La specie è monogama , la deposizione delle uova (7-10) avviene a giugno, in un nido posto al suolo, spesso al riparo di rocce e vegetazione. Durante il periodo della cova la femmina è molto sensibile  al disturbo ed abbandona facilmente il nido; in questo caso può anche verificarsi una seconda covata in un altro luogo. La schiusa avviene dopo 26-26 giorni di cova generalmente nei  mesi di giugno luglio, ed i piccoli sono in grado di seguire immediatamente la madre, ma acquistano la piena capacità di volare solo intorno alle tre settimane.
 Ho avuto modo di osservare un paio di volte un comportamento particolare della coturnice accompagnata dai pulcini, in presenza di disturbo da parte di un cane o di un uomo o comunque di un pericolo, essa finge addirittura di avere un’ala rotta, quindi si mette in evidenza attirando l’attenzione su se stessa  e abbandonando temporaneamente i pulcini, con tale espediente riesce a garantire ‘l’incolumità agli stessi.

Gestione e conservazione:
   La coturnice è inserita nell’elenco delle specie cacciabili italiane ed è regolarmente sottoposta  a piani di prelievo in Piemonte. Recentemente per censire le popolazioni di coturnici, e quindi stabilire i piani di abbattimento si sta utilizzando un metodo innovativo. Si vaga e ci si apposta,  nei posti di riproduzione con un registratore magnetico, sul quale è registrato il canto del maschio della coturnice, se esistono presenze e quindi  risposte al richiamo stesso si possono conteggiare le coppie nidificanti in quella zona. Dopo ad agosto, quando i pulcini saranno autosufficienti , si faranno poi dei censimenti con i cani da ferma per verificare l’esito riproduttivo.
   In Valchiusella nel 2012 il piano di abbattimento era di 13 capi, (il 10% del censito) ed è stato raggiunto in pochi giorni di attività venatoria. 
   Importanti interventi  per la conservazione della coturnice sono quelli che riguardano il mantenimento delle attività pastorali, in particolare alle quote intermedie, dove l’invasione delle specie legnose è più rapida. La creazione di colture cerealicole a perdere può fornire  un supplemento  di nutrimento importante  per la specie e favorire la sopravvivenza delle popolazioni.

                                                                                          Gianni Luciani















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